«Penso che una politica che ha la cultura del risultato possa e debba sapere che ci si sporca anche le mani. La politica ha il dovere di rendere migliore la società, di far vivere bene i cittadini onesti, ma per fare questo a volte la politica utilizza una morale che non è quella comune. Questo non mi scandalizza». Così Stefania Craxi, intervistata da IntelligoNews, sulla trattativa Stato-Mafia.
Per l’ex esponente del Pdl l’aggettivo “presunta” rimane, ma ribadisce: «Se c’è stata per impedire che ci fossero tra i cittadini onesti tante vittime innocenti, questo non mi scandalizza».
Poi l’attacco al pentito Onorato e alla magistratura: «Credo che questo pentito sia un volgare e vergognoso mentitore, e penso che accogliendo e rendendo pubbliche queste testimonianze il processo Stato-Mafia porti la magistratura italiana al suo livello più basso».
Infine su Renzi e il caso Ligresti la Craxi è lapidaria: «Parla a suocera perché nuora intenda: attacca la Cancellieri per attaccare il Governo…».
Ieri ha parlato di “magistratura malata” in merito alle dichiarazione del pentito Onorato, e suo fratello oggi in una nostra intervista ha parlato di “persone stipendiate dall’Italia”. Le chiedo: qual è il virus che ha contagiato uno dei tre poteri dello Stato?
«Intanto lo squilibrio tra i tre poteri è un dato sotto gli occhi di tutti.
Il sistema non funziona per vari motivi: consente di avere oltre il 40% di detenuti in attesa di giudizio nelle carceri, permette che intercettazioni coperte dal segreto istruttorio vengano sistematicamente violate, ha una durata media di un processo civile di 9 anni.
La magistratura, inoltre, divisa in correnti politiche è una caricatura della giustizia stessa».
Sulle intercettazioni, tema diventato globale negli ultimi mesi con il “Datagate”, secondo lei il punto chiave è che vengano rese pubbliche, o addirittura che vengano effettuate?
«Ci sono indagini che ne necessitano ai fini dell’arresto e che dunque devono essere legittimamente fatte.
Nel complesso ritengo che ci sia un abuso di intercettazioni coperte da segreto istruttorio che vengono rese pubbliche».
Dunque se non rese pubbliche è bene realizzarle, perché vale il principio del “chi non ha sbagliato non ha nulla da temere”?
«Io non penso di aver commesso reati, ma non vedo perché dovrei essere intercettata: gradirei che in un Paese libero e democratico le mie rimanessero conversazioni private.
Dopodiché l’altra grave patologia è l’unione tra clan giudiziari e clan dell’informazione, che collegati spesso danno vita ad uno spettacolo pubblico, che a sua volta crea il consenso popolare ed esplode con la carica vendicativa dell’insoddisfazione storica, fornendo una forza sociale enorme e incontrastabile al Pm, col giudice che alla fine sistematicamente ne accoglie la richiesta.
In questo modo l’attività del diritto rotola indietro di secoli».
Cosa intende più precisamente per spettacolarizzazione della giustizia?
«Le sentenze vengono prima definite dall’opinione pubblica attraverso i giornali, e poi si svolgono i processi.
Spesso, tra l’altro, processi che finiscono in assoluzioni, ma quello sputtanamento sui media che ha fatto perdere a persone il lavoro, l’onore chi lo restituisce?».
Ben vengano dunque i pentiti, ma non si rendano pubbliche un’ora dopo le loro dichiarazioni?
«Credo che questo Onorato sia un volgare e vergognoso mentitore, e penso che accogliendo e rendendo pubbliche queste testimonianze il processo Stato-Mafia porti la magistratura italiana al suo livello più basso.
Credo che simili personaggi non dovrebbero mai calcare le aule di giustizia, tranne che per essere condannati per i loro delitti. Punto. Tutto il resto è una vergogna di cui la stessa magistratura dovrebbe prenderne atto».
Venendo alla trattativa Stato-Mafia, è corretto chiamarla ancora “presunta”?
«Penso che una politica che ha la cultura del risultato possa e debba sapere che ci si sporca anche le mani. La politica ha il dovere di rendere migliore la società, di far vivere bene i cittadini onesti, ma per fare questo a volte la politica utilizza una morale che non è quella comune. Questo non mi scandalizza.
Vedo che il più delle volte questi processi si risolvono nel nulla, ad eccezione del servire a riempire pagine di giornali colpendo l’onorabilità di tante persone».
Quindi l’aggettivo “presunta” rimane.
«L’aggettivo presunta rimane, storicamente nella storia dell’Italia non sarebbe la prima volta, c’è stata una trattativa Stato-Mafia agli albori della nascita dello Stato unitario tanto per dirne una, e se c’è stata per impedire che ci fossero tra i cittadini onesti tante vittime innocenti, ripeto non mi scandalizza».
C’è chi paragona Martelli ad Alfano parlando di una “maledizione dei delfini”. Come la vede?
«Negli anni ho avuto un giudizio molto duro nei confronti di Martelli, penso che un’intera classe dirigente quella volta abbia dato prova di viltà, e se non lo avesse fatto forse il partito si sarebbe potuto salvare.
Lo penso ancora, poi quello che rimane dopo vent’anni è il sentimento forte della appartenenza alla comunità politica.
Credo allo stesso modo che un partito carismatico come il Pdl non possa distaccarsi dal suo capo, mettendo in secondo piano la riforma della giustizia, sua battaglia fondante.
C’erano i diversamente craxiani, ora ci sono i diversamente berlusconiani…».
Renzi ha detto che non avrebbe salvato la Cancellieri. Come commenta questo caso?
«Io penso che il ministro Cancellieri sia stata graziata, rea di frasi che forse non avrebbe dovuto pronunciare, in nome della stabilità di un Governo che più inconcludente di così non potrebbe essere.
Renzi? Parla a suocera perché nuora intenda: attacca la Cancellieri per attaccare il Governo…».